Non ha paura di mettere l’osservatore in una situazione scomoda. Ivana de Vivanco è un’artista che ha attratto l’attenzione di molti appassionati di arte contemporanea. Il suo sito dà la possibilità di ammirare alcuni delle sue opere più significative e di scoprire di più sul percorso artistico di questa giovane donna.
A tu per tu con Ivana de Vivanco
D: ) Ivana, sei una giovane artista emergente, complimenti! Hai già avuto modo di esporre le tue opere in occasioni di mostre sia personali (Santiago de Chile, Lipsia e Malaga) che collettive (tra cui anche quella a Zurigo, qui in Svizzera). Quali sono i tuoi obiettivi professionali al momento? È per te molto importante partecipare a delle mostre in diverse città??
Certo. Sono sempre molto contenta di potere esporre il mio lavoro in diverse città e paesi e poter vedere come reagiscono davanti alle mie opere delle persone con dei background cosi differenti tra loro. Mostrare ed esibire è una parte molto importante del lavoro di un artista. Ho sempre pensato che l’osservatore sia colui che completa il dipinto attraverso una visione attenta. Ad essere onesta, per me non avrebbe molto senso dipingere solo per me stessa. Le mostre sono un fenomeno abbastanza strano, però. Spesso scatenano sensazioni contrastanti. O almeno questo è quello che mi dice la mia esperienza. Da una parte, vuoi assolutamente condividere quello che hai fatto per mesi nella solitudine del tuo studio. Dall’altro lato, sai che i lavori che mostri sono quasi dei fallimenti, perché le ambizioni che si hanno sono sempre maggiori. Alla fine si abbandona un dipinto per disperazione e stanchezza per continuare la battaglia su un nuovo campo, su una nuova tela. Quindi effettivamente, la tua domanda sulle mostre tocca un punto molto sensibile per il lavoro di un artista! Ma per rispondere alla tua domanda in un modo più diretto: vi sono dei periodi con più mostre e periodi in cui ne faccio di meno. Essendo una giovane artista, posso bussare a tante porte o alcune volte essere sorpresa da un invito ad esibire in un bello spazio, ma tutto questo è piuttosto incerto. L’unica cosa che può essere determinata dall’artista è il suo duro lavoro. Vado tutte le mattina allo studio e continuo a perseverare con tutte le mie forze nella ricerca pittorica, ed è esattamente li, nello studio e nell’esercizio della pittura, che trovo i miei obiettivi più importanti. Le sfide artistiche più grandi avvengono dentro lo studio, non fuori.
D: – E’ vero che ti sei ispirata alla Bibbia per alcune delle tue opere? Perchè hai preso questo testo come riferimento per creare le tue opere? Che cosa hai provato ad accostarti a un testo così sacro? E su Filostrato, come mai ugualmente hai preso questo testo come riferimento?
In assenza di ordini esterni, sono dovuta diventare il mio stesso capo sin dall’inizio e ho dovuto inventarmi progetti per me stessa, i quali sono abbastanza impegnativi e mi spingono a combattere nel mio studio. Esplorare possibili connessioni tra l’immagine e la parola è una di queste sfide. Sono particolarmente interessata ad investigare sul come la pittura si trasforma nel contesto contemporaneo quando viene confrontata con altri mezzi di espressione, come quelli di natura letteraria.
Dal 2011 al 2013 ho lavorato ad esempio sul libro “Imagines” di Filostrato. Questo testo greco del II secolo contiene ventotto descrizioni di pitture realizzate da diversi artisti dell’antichità. Non si sa se i dipinti descritti da Filostrato si siano conservati o se fossero una sua invenzione. Tuttavia, è stata forse proprio l’assenza fisica di questi dipinti che ha determinato la ragione per cui questo libro ha acquisito un valore prescrittivo, diventando una sorta di manifesto su come le narrative antiche mitologiche debbano essere rappresentate pittoricamente. Durante questo progetto di 3 anni, ho provato a ricostruire questi dipinti ad interpretarli da capo. Attualmente sto lavorando su dipinti ispirati da frammenti della Bibbia e studiando rappresentazioni classiche della storia dell’arte e dell’iconografia religiosa. Ho iniziato questa ricerca nel 2014 con una serie di lavori su Adamo ed Eva. Mi piace molto la sfida di lavorare su temi così difficili. Qualche volta ci vuole un’eternità per completare un dipinto. Quando si lavora con questi temi che sono stati rappresentati innumerevoli volti nella storia dell’arte, è molto difficile trovare una forma convincente che tenga in considerazione di una tradizione molto antica, ma che allo stesso tempo sia in grado di comunicare del “qui ed ora”. Altrimenti, c’è il rischio di trovarsi in un territorio imbarazzante, specialmente ad esempio quando si dipinge la vergine e il bambino. Il risultato può essere facilmente orribile e mi devo confrontare con questo rischio durante tutto il processo creativo. Questa difficoltà, tra le altre cose, rende il lavoro nello studio molto più stimolante.
D: In molte delle tue opere, delle persone nude sono rappresentate senza una maschera e in tutta la loro materialità e fisicità. È corretto? La materialità è importante nella pittura. Quale tecnica usi per rendere i corpi reali e consistenti? E come mai sei così affascinata dalla nudità?
Se definiamo la materialità come una coscienza della sensibilità e delle possibilità visuali del media, possiamo asserire che essa sia importante per tutti i pittori. La pittura è una riflessione visuale e non può essere separata dalla materia che la costruisce. La materia di un’opera d’arte, in questo caso il colore a olio e il pigmento, determina l’immagine e il significato. Costruire il corpo umano e inventare un codice visuale per rappresentarlo attraverso la pittura è una sfida particolarmente impegnativa. Sono affascinata dalla nudità per la difficoltà di dare una forma convincente, sensibile ed autentica a qualcosa che conosciamo così bene come i nostri stessi corpi. Quella forma convincente non deve essere realistica però. L’obiettivo è la verosimiglianza e non il realismo. Quello che dipingo, in questo caso un corpo nudo, deve conquistarsi la propria logica all’interno della cornice del dipinto.
D: In molte delle tue opere d’arte, crei degli spazi private in cui succedono delle cose strane. Metti l’osservatore in una situazione “scomoda”; come se stesse spiando attraverso un buco della serratura… giusto?
Certamente. Ho sempre pensato che noi pittori ci comportiamo un pochino come dei voyeurs. E forse addirittura come dei paparazzi dei personaggi che noi stessi abbiamo inventato, perché dopo averli osservati nella nostra immaginazione e avergli dato una forma esterna sulle tele, vogliamo mostrare e divulgare le loro immagini al pubblico. Non puoi davvero fidarti dei pittori!
D: Sei nata in Portogallo, ma i tuoi genitori vengono dal Cile e dal Peru. Cosa hai preso da tuo padre e da tua madre, e da Santiago? E in generale, quali meriti e quali difetti ha Lipsia, secondo te, e in generale la Germania, per un artista… e nel tuo caso per una donna?
Avere una storia di vita internazionale ha determinato chi sono e di conseguenza anche il mio lavoro. Sono chi sono perché sono cilena, sono peruviana, perché sono nata in Portogallo e perché mi sono trasferita e ho vissuto in tanti posti durante la mia infanzia (sono parzialmente cresciuta anche in Ecuador, ad esempio). Non so se posso separare gli elementi individuali di ogni paese tuttavia. Tutto è combinato: immagino di essere un buon “cocktail”! E penso che la Germania sia un buon posto per questo tipo di persone. Io mi ci sento bene. C’è molto spazio per l’arte, e diverse opportunità per gli artisti. L’atmosfera nell’ambiente dell’arte e delle scienze umane è molto stimolante.
D: Sei mai stata in Italia o in Svizzera? Cosa pensi di questi paesi? Quali citta ti piacciono di più?
Sono stata in Svizzera solo una volta. Sono andata a Zurigo per una mostra e sono stata benissimo. Le persone erano molto gentili e interessate ai dipinti. È stato un piacere esibire il mio lavoro là. Invece, sono stata in Italia diverse volte e ho addirittura alcuni famigliari che ci vivono. Ho visitato il nord e la capitale molte volte, e sono rimasta sempre affascinata. È impressionante quanta arte abbiano gli italiani. Ovunque tu vada tovi una piccola chiesa con una storia antica e dei tesori al suo interno. Essere in Italia è una grande fonte d’ispirazione.
D: Ti interessi al design? Hai avuto modo di dare un’occhiata al nostro progetto Nizza Paradise Residence di Lugano? Cosa ne pensi? I tuoi dipinti sono perfetti in un contesto moderno, e secondo noi sono evocatici per gli osservatori.
Ho guardato il progetto sul vostro sito ed è davvero bello! Per quanto riguarda il tuo commento sull’architettura, certamente trovo molto stimolante esibire i miei dipinti in spazi differenti: palazzi antichi e moderni. I dipinti cambiano a seconda dello spazio in cui vengono esibiti, e l’arte a sua volta trasforma gli spazi. La relazione tra spazio e arte è uno degli aspetti più complicati ma entusiasmanti di una mostra.
D: Che programmi hai per il futuro del tuo lavoro e della tua attività in generale? Cosa pensi che cambierà nel mondo della pittura e dell’arte contemporanea nei prossimi 10 anni?
Wow, non ho molto talento nell’arte della predizione. Sono sicura che l’arte cambierà perché le cose nel mondo cambiano. L’arte non deve avere un cammino separato dalla realtà. Un buon artista è sempre una persona sensibile che osserva quello che sta succedendo attorno e reagisce attraverso il suo lavoro.
Photo credits: Lukasz Wisniewski, Uwe Walter.