Il concetto di bioarchitettura nasce da un’esigenza molto semplice: l’uomo cerca da sempre un ambiente circondato dal verde. L’amore verso la natura fa parte del nostro DNA e non è un caso che l’occhio umano si rilassa osservando questo colore.
Di conseguenza, le priorità di questa disciplina sono il benessere dell’uomo e la salvaguardia dell’ambiente in un percorso sostenibile. Ogni costruzione deve inserirsi nell’ambiente circostante in modo armonico, evitando che sia un corpo estraneo e sfruttando con etica le risorse che il contesto naturale offre.
Il concetto di “sostenibilità” è da intendersi non soltanto in natura, ma come uso efficiente e responsabile delle risorse a disposizione, integrando società, ambiente ed economia.
Le origini del termine “bioarchitettura” e un po’ di storia
Il concetto di bioarchitettura parte dagli anni ‘60 con le prime riflessioni degli ecologisti sulla pericolosità dei materiali usati in edilizia per l’uomo e per la natura. I primi paesi a interrogarsi attorno a questo concetto furono quelli del Nord Europa.
Il termine “bioarchitettura” può essere considerato un neologismo, sembra derivare del tedesco “Baubiologie” (“bioedilizia”), grazie al precursore Hubert Palm che lo utilizzò per la prima volta nei seminari di quel periodo e nel libro “La Casa Sana”. Le sue idee riscontrarono gli entusiasmi delle correnti ambientaliste , sfociando in una nuova maggiore sensibilità collettiva. Nacquero così diversi movimenti come l’Istituto per la bioedilizia, la Confederazione di Bioedilizia & Bulding (BAB) e la Confederazione di Architettura e Ambiente (BAU).
Oggi come allora, la bioarchitettura pone l’obiettivo di creare l’armonia tra l’ambiente circostante, qualità della vita e salute delle persone.
Occupandosi del presente, la bioarchitettura intende costruire il futuro.

Uno dei palazzi di BedZED, esempio di bioarchitettura futuristica, nel piccolo quartiere a sud di Londra. Si tratta di uno dei primi insediamenti a zero emissioni di CO2.
I principi della bioarchitettura
La bioarchitettura può essere considerato un connubio tra sapere umanistico e scientifico. Questa fusione riguarda il futuro delle città urbane, mentre giorno dopo giorno subiscono un incremento demografico sempre maggiore.
Ogni progetto eco-compatibile inizia con un’analisi approfondita dello spazio. Avere la capacità di filtrare ciò che è necessario e mettere da parte il superfluo è il miglior inizio per lo sviluppo di qualsiasi progetto eco-compatibile. Viene considerato tutto: clima, fonti di rumore, inquinamento, campi elettromagnetici, tipologia del terreno. Per un alloggio ecologico tutti questi fattori devono essere studiati con la massima cura.
Quali criteri deve rispettare una casa “bioarchitettonica”?
Il primo principio della bioarchitettura è l’orientamento. I raggi solari vengono preferibilmente assorbiti dalle superficie artificiali in modo da permettere l’utilizzo al 100% dell’energia senza spreco. All’interno delle strutture il giusto orientamento permette alla luce naturale di dissiparsi in tutte le stanze. Ciò permette di diminuire l’illuminazione artificiale, ridurre i costi delle bollette ed evitare lo spreco. Vengono evitati i posti troppo freddi o troppo caldi, umidi o ventosi.
Il secondo principio riguarda lo sfruttamento passivo dell’energia solare e la protezione dalle precipitazioni. I sistemi di protezione degli edifici dai disastri meteorologici, come forti piogge e alluvioni, sono molto importanti per la sicurezza degli alloggi, così come poter ricavare energia gratuita e rinnovabile dalle radiazioni solari.
Il terzo è l’isolamento termico. Per ogni edificio occorre limitare la dispersione del calore dall’interno all’esterno. Per avere questo effetto è utile un ritorno a tecniche artigianali e materiali naturali che lo garantiscono come sughero, fibra di legno o calcio silicato. Tutti materiali che hanno caratteristiche di biocompatibilità.
Il quarto è l’abbattimento delle dispersioni termiche. Per esempio, sistemi di ventilazione passivi o tetti ventilati in legno. Finestre, porte, tetti generalmente sono punti deboli di ogni costruzione in relazione alla termoregolazione, occorre sempre prenderne coscienza.
Il quinto riguarda la captazione solare. Grazie ai pannelli in alluminio e vetro si può utilizzare infatti l’irraggiamento solare per riscaldare l’ambiente in modo naturale.
Tutti questi principi si collegano a quello che possiamo considerare il “principale”, ossia il risparmio energetico. E’ connesso a tutti gli obiettivi che pone la bioarchitettura.
Come si diventa bioarchitetto?
Specialisti in bioarchitettura si formano anche in Italia.
A Roma c’è l’Istituto Nazionale Bioarchitettura (INBAR) che riunisce sotto lo stesso tetto scienziati e pensatori green. L’Istituto ha lanciato dal 1992 la rivista “Bioarchitettura”. La pubblicazione raccoglie le ultime novità in materia e informa i lettori dei prossimi convegni ecosostenibili.
Ogni anno nella capitale viene organizzato il Premio Nazionale di BioArchitettura, dove si premiano i migliori progetti, architetti ed iniziative sostenibili.
Un’altra opportunità formativa è presso l’università LUMSA. In questa sede è possibile frequentare il master in Bioarchitettura. Il corso forma gli specialisti che saranno in grado di operare nell’ambito di processi di sviluppo urbano e sostenibile, mettendo insieme le competenze in campo architettonico, urbanistico e paesaggistico.
Esempi di bioarchitettura: il Nizza Paradise Residence, a Lugano
Gli appartamenti di lusso in vendita a Lugano come quelli della residenza Nizza Paradise costituiscono un ottimo esempio di bioarchitettura. La struttura è immersa tra il parco del Guidino e uno stupendo bosco circostante. In più, la spettacolare vista sul lago di Lugano può essere considerata una “chicca”.
Nel cuore della residenza, nella nostra spa di 230 mq, è possibile rilassarsi e staccare dalla quotidianità. Cromoterapia, saune e palestra: ce n’è per tutti i gusti.
Luce, calore e movimento, riuniti nell’area benessere del Nizza Paradise Residence offrono una vera “experience” di serenità creando un’atmosfera speciale.
Tutte le residenze bioarchitettoniche sono uguali? Miti da sfatare
L’architettura di questo tipo è ancora rappresentata da una piccola percentuale di architetti. Spesso gli edifici vengono soprannominati “eco-friendly” senza esserlo. Altre volte, il concetto di bioarchitettura viene banalizzato, con il timore infondato che i costi della costruzione possano essere troppo elevati, anche per il consumatore finale.
Le parole “green” ed “eco” sono di moda e a volte vengono trattate con superficialità attirando acquirenti che vorrebbero vendere una casa con il prezzo elevato. La presenza di materiali naturali o di pannelli solari non rendono, da soli, la casa ecosostenibile. La sostenibilità è il complesso dei principi della bioarchitettura messi insieme.
Le scelte di bioarchitettura possono spingersi fino ad essere assimilate alla pratica del feng-shui, in cinese “acqua – vento”, entrata in voga nell’ultimo decennio. Riguardano le disposizioni delle stanze e dei mobili, la scelta dei colori – tutto per raggiungere l’equilibrio tra Yin e Yang. Nonostante lo scetticismo verso le pratiche orientali, il feng-shui offre consigli di buon senso, e l’estensione di tali principi nel mondo dell’architettura è una tendenza che sta piacendo molto.
Sempre più persone sono attente alle scelte che compiono, da quello che mangiano al dove abitano. Sempre più studi di settore confermano che in futuro l’architettura convenzionale sarà la “bioarchitettura” che intendiamo oggi. Si ipotizza fattore economico potrà essere sostituito dal benessere psicofisico. Quasi tutti i progetti di bioarchitettura hanno “un corridoio verde”, come giardini e zone di relax, oppure si utilizzano le pitture ecologiche a bassa tossicità.
Tornando a casa, gli abitanti di questi appartamenti si rilassano, magari dopo una giornata piena di stress, inquinamento acustico e urbano. Sapendo che la propria casa è sicura, calda e accogliente. Questa è “bioarchitettura”.
Altro mito da sfatare è l’assunto che la bioarchitettura sia brutta o per forza costosa. Niente di più falso. Un edificio che rispetta in piena regola questo concetto deve essere accolto non solo dalla testa della comunità che lo accoglie, ma anche dal cuore. Per questo motivo, deve essere assolutamente anche “bello”, non solo meccanico e legato a fredde regole.